Αφήγηση του Urbano Lazzaro με το ψευδώνυμο Bill.
« Έπιασα το Mussolini, στο Dongo. Τον συνέλαβα εγώ ο ίδιος. Τώρα είναι κάτω από ισχυρή συνοδεία, στο σαλόνι του Δημαρχείου. »
Υποδέχομαι μάλλον αδιάφορα την είδηση. Δεν συνειδητοποιώ τη σπουδαιότητα του γεγονότος. .....
« Πάει καλά, πάμε » λέω. Και κατευθυνόμαστε προς το χωριό. Καθώς περπατάμε ,ο Bill μου διηγείται τα όσα έχουν συμβεί.
Nel frattempo io, a Dongo, proseguo l'operazione di controllo. II rumore della sparatoria contro l'autoblinda non mi turba. In breve tutto é finito: i fascisti si sono arresi. Due di essi pero hanno tentato di fuggire; uno, Paolo Porta, fedérale fascista di Como e ispettore genérale dei Fasci dell'Alta Italia, é stato ripreso subito; l'altro non e stato ancora scovato, essendosi gettato fra i cespugli e le rocce della sponda del Lago. Le ricereche continuano.
Υποδέχομαι μάλλον αδιάφορα την είδηση. Δεν συνειδητοποιώ τη σπουδαιότητα του γεγονότος. .....
« Πάει καλά, πάμε » λέω. Και κατευθυνόμαστε προς το χωριό. Καθώς περπατάμε ,ο Bill μου διηγείται τα όσα έχουν συμβεί.
Nel frattempo io, a Dongo, proseguo l'operazione di controllo. II rumore della sparatoria contro l'autoblinda non mi turba. In breve tutto é finito: i fascisti si sono arresi. Due di essi pero hanno tentato di fuggire; uno, Paolo Porta, fedérale fascista di Como e ispettore genérale dei Fasci dell'Alta Italia, é stato ripreso subito; l'altro non e stato ancora scovato, essendosi gettato fra i cespugli e le rocce della sponda del Lago. Le ricereche continuano.
Mentre sonó intento alia verifica dei documenti dei soldati tedeschi sul secondo camion, e non mi passa neppure in mente l'avvertimento di Pedro circa la presenta di Mussolini nella colonna, mi sentó chiamare forte e concitatamente:« Bill!... Bill!... »
Scendo súbito dal camion e vado incontro al garibaldino che mi chiama. É Giuseppe Negri, zoccolaio di Dongo, il quale i stato in carcere per circa tre mesi perché favoreggiatore dei partigiani, al tempo della cattura e fucilazione del Comandante e del Commissario della 52a Brigata Garibaldi, nel mese di dicembre 1944.
« Oh, Bill, vieni qui in disparte! » dice piano emozionatissimo ed eccitato.
« Be'! che c'é ora? » gli chiedo stupito di vederlo cost agitato.
« Oh! Bill, ghé chi el "Crapun"!» mi sussurra pianissimo all'orecchio.
« Va la! Tu stai sognando! »
« No, no, Bill, é proprio Mussolini; l'ho visto con i miei occhi! »
« Ma no, hai visto male. Ti sei sbagliato di certo! »
« Ma Bill, ti giuro che l'ho visto, ed é lui!»
« Ε dove l'hai visto? »
« É su un camion qui vicino, vestito da tedesco!»
La notizia é troppo straordinaria, troppo entusiasmante, per credervi subito. Non mi riesce infatti a crederci del tutto, ma mi sentó eccitato.
« Guarda che ti sei sbagliato!» insisto ancora, ma incomincio a non essere piü cosí incrédulo.
« No, no, Bill, l'ho visto e l'ho subito riconosciuto! Ti giuro che é proprio lui, proprio Mussolini! L'ho riconosciuto. »
«Fermati un momento, allora» gli dico, poiché sta trascinandomi per il braccio verso il camion « e spiegami dove e come l'hai visto. »
« Sono salito sul camion per controllare i documenti dei tedeschi, come mi avevi ordinate. Giü presso il camion c'era il maresciallo della Guardia di Finanza Di Paola, che mi disse di esaminare bene tutti. Uno ad uno esamino i documenti che mi vengono presentan. Ne rimane ancora uno da controllare. É un individuo accucciato presso la cabina di guida, con le spalle appoggiate alla sponda sinistra del camion. Non lo si vede in viso perché tiene il bavero del cappotto rialzato, e l'elmetto tedesco calato sul viso. Mi dirigo verso di lui per chiedergli i documenti, ma i tedeschi del camion mi fermano e mi dicono:
« "Camerata ubriaco, camerata ubriaco...!"
Scendo súbito dal camion e vado incontro al garibaldino che mi chiama. É Giuseppe Negri, zoccolaio di Dongo, il quale i stato in carcere per circa tre mesi perché favoreggiatore dei partigiani, al tempo della cattura e fucilazione del Comandante e del Commissario della 52a Brigata Garibaldi, nel mese di dicembre 1944.
« Oh, Bill, vieni qui in disparte! » dice piano emozionatissimo ed eccitato.
« Be'! che c'é ora? » gli chiedo stupito di vederlo cost agitato.
« Oh! Bill, ghé chi el "Crapun"!» mi sussurra pianissimo all'orecchio.
« Va la! Tu stai sognando! »
« No, no, Bill, é proprio Mussolini; l'ho visto con i miei occhi! »
« Ma no, hai visto male. Ti sei sbagliato di certo! »
« Ma Bill, ti giuro che l'ho visto, ed é lui!»
« Ε dove l'hai visto? »
« É su un camion qui vicino, vestito da tedesco!»
La notizia é troppo straordinaria, troppo entusiasmante, per credervi subito. Non mi riesce infatti a crederci del tutto, ma mi sentó eccitato.
« Guarda che ti sei sbagliato!» insisto ancora, ma incomincio a non essere piü cosí incrédulo.
« No, no, Bill, l'ho visto e l'ho subito riconosciuto! Ti giuro che é proprio lui, proprio Mussolini! L'ho riconosciuto. »
«Fermati un momento, allora» gli dico, poiché sta trascinandomi per il braccio verso il camion « e spiegami dove e come l'hai visto. »
« Sono salito sul camion per controllare i documenti dei tedeschi, come mi avevi ordinate. Giü presso il camion c'era il maresciallo della Guardia di Finanza Di Paola, che mi disse di esaminare bene tutti. Uno ad uno esamino i documenti che mi vengono presentan. Ne rimane ancora uno da controllare. É un individuo accucciato presso la cabina di guida, con le spalle appoggiate alla sponda sinistra del camion. Non lo si vede in viso perché tiene il bavero del cappotto rialzato, e l'elmetto tedesco calato sul viso. Mi dirigo verso di lui per chiedergli i documenti, ma i tedeschi del camion mi fermano e mi dicono:
« "Camerata ubriaco, camerata ubriaco...!"
« Non do loro retta e mi avvicino all'individuo. Presso di lui vi é un mucchio di coperte, ed una gli copre una spalla. Mi metto al suo flanco e gli abbasso il bavero del cappotto.
Bellini Delle Stelle-- Lazzaro Urbano :DONGO LA FINE DI MUSSOLINI OSCAR MONDADORI 1975 Σελ. 217 |
Ora gli credo. Ma pensó che é bene operare senza troppo rumore e senza apparato di forze. Dico a Negri: « Senti, Negri; tu non devi dire niente a nessuno. Mostrami quale é il camion, e poi vedrό il da farsi. Se i tedeschi si accorgono che abbiamo scovato Mussolini potrebbero fare resistenza. Andiamo ora! »
Negri, che é corso davanti a me, si ferma dietro ad una planta del lungolago e mi dice:
« L'hai sorpassato, Bill! É piú indietro! »
« Dov'é? »
Mi indica il camion dietro di me.
« Quello? » domando indicando il camion con il braccio. Mi fa cenno di si.
Allora guardo e vedo la sagoma dell'individuo accucciato vicino alia cabina, ed avvicinatomi, la indico a Negri, che mi fa un cenno di conferma.
Poi, improvvisamente urla:
« Fai attenzione, Bill, i tedeschi sono armati! »
Guardo sul camion; i tedeschi fanno finta di nulla, ma mi accorgo che mi sorvegliano attentamente. Osservo l'individuo che volta le spalle. E' proprio come me lo ha descritto Negri: indossa il cappotto e l'elmetto tedesco, ed il bavero del cappotto é rialzato. Gli batto su una spalla e lo chiamo:
« Camerata! »
Nessun movimento, nessuna risposta. A me si sono avvicinati il maresciallo Di Paola e l'autista Pirali di Dongo, i quali osservano curiosi la scena.
Con voce irónica e seccata, chiamo ancora, sempre battendogli una spalla:
« Eccellenza! »
Non risponde, non si muove. Ed allora, irritato, grido forte:
« Cavalier Benito Mussolini! »
La sagoma ha un sussulto. Guardo i tedeschi che osservano muti la scena. Qualcuno di loro impallidisce. Ora sano certo dell' identita dell'individuo.
In tanto parecchi garibaldini e molta folla sono corsi verso il camion. Mi aggrappo alla sponda e vi salgo sopra. Mi avvicino all'uomo sempre immobile e muto. Ha l'elmetto abbassato sulla fronte ed il bavero gli copre interamente il volto. Gli tolgo l'elmetto e vedo il cranio calvo e la sagoma caratteristica del suo capo. Gli tolgo gli occhiali da sole e gli abbasso il bavero del cappotto: é lui, Mussolini!
L'uomo che ha fatto tremare il mondo, che mi ha entusiasmato, negli anni piü giovani, che ho maledetto in seguito, é li, accucciato ai miei piedi, pallido, quasi senza vita.
Tra le ginocchia tiene un mitra, la cui canna é puntata sotto il mentó. Gli tolgo l'arma, consegnandola all'autista Pirali, che e salito in quel momento.
Aiuto Mussolini ad alzarsi.
« Ha altre armi? » gli domando.
Non apre bocca, si sbottona il pastrano. Infilata la mano tra la cintura e i pantaloni trae una pistola: e una Glisenti automatica calibro 9 prolungato, mancante di una guancia; me la consigna. Me la caccio in tasca.
Ora siamo li in piedi, l'uno di fronte all'altro. Sento che devo dire qualcosa, qualcosa che lui aspetta ora a capo alto, con uno sguardo vuoto, fuori del tempo. II suo volto é cereo, ed in quello sguardo fisso, ma assente, io leggo un'estrema stanchezza, non paura; Mussolini sembra non aver piú volontá, spiritualmente morto: é una cosa che mi colpisce.
Una folla enorme si é adunata interno al camion ed urla: i tedeschi donano alia popolazione le loro armi perimbonirsela: evidentemente hanno paura di rappresaglie da parte nostra per aver tentato di occultare Mussolini, contravvenendo agli accordi stabiliti.
« In nome del popolo italiano, l'arresto! »
Mi indica il camion dietro di me.
« Quello? » domando indicando il camion con il braccio. Mi fa cenno di si.
Allora guardo e vedo la sagoma dell'individuo accucciato vicino alia cabina, ed avvicinatomi, la indico a Negri, che mi fa un cenno di conferma.
Poi, improvvisamente urla:
« Fai attenzione, Bill, i tedeschi sono armati! »
Guardo sul camion; i tedeschi fanno finta di nulla, ma mi accorgo che mi sorvegliano attentamente. Osservo l'individuo che volta le spalle. E' proprio come me lo ha descritto Negri: indossa il cappotto e l'elmetto tedesco, ed il bavero del cappotto é rialzato. Gli batto su una spalla e lo chiamo:
« Camerata! »
Nessun movimento, nessuna risposta. A me si sono avvicinati il maresciallo Di Paola e l'autista Pirali di Dongo, i quali osservano curiosi la scena.
Con voce irónica e seccata, chiamo ancora, sempre battendogli una spalla:
« Eccellenza! »
Non risponde, non si muove. Ed allora, irritato, grido forte:
« Cavalier Benito Mussolini! »
La sagoma ha un sussulto. Guardo i tedeschi che osservano muti la scena. Qualcuno di loro impallidisce. Ora sano certo dell' identita dell'individuo.
In tanto parecchi garibaldini e molta folla sono corsi verso il camion. Mi aggrappo alla sponda e vi salgo sopra. Mi avvicino all'uomo sempre immobile e muto. Ha l'elmetto abbassato sulla fronte ed il bavero gli copre interamente il volto. Gli tolgo l'elmetto e vedo il cranio calvo e la sagoma caratteristica del suo capo. Gli tolgo gli occhiali da sole e gli abbasso il bavero del cappotto: é lui, Mussolini!
L'uomo che ha fatto tremare il mondo, che mi ha entusiasmato, negli anni piü giovani, che ho maledetto in seguito, é li, accucciato ai miei piedi, pallido, quasi senza vita.
Tra le ginocchia tiene un mitra, la cui canna é puntata sotto il mentó. Gli tolgo l'arma, consegnandola all'autista Pirali, che e salito in quel momento.
Aiuto Mussolini ad alzarsi.
« Ha altre armi? » gli domando.
Non apre bocca, si sbottona il pastrano. Infilata la mano tra la cintura e i pantaloni trae una pistola: e una Glisenti automatica calibro 9 prolungato, mancante di una guancia; me la consigna. Me la caccio in tasca.
Ora siamo li in piedi, l'uno di fronte all'altro. Sento che devo dire qualcosa, qualcosa che lui aspetta ora a capo alto, con uno sguardo vuoto, fuori del tempo. II suo volto é cereo, ed in quello sguardo fisso, ma assente, io leggo un'estrema stanchezza, non paura; Mussolini sembra non aver piú volontá, spiritualmente morto: é una cosa che mi colpisce.
Una folla enorme si é adunata interno al camion ed urla: i tedeschi donano alia popolazione le loro armi perimbonirsela: evidentemente hanno paura di rappresaglie da parte nostra per aver tentato di occultare Mussolini, contravvenendo agli accordi stabiliti.
« In nome del popolo italiano, l'arresto! »
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου