Απόσπασμα της ομιλίας του Μπ. Μουσολίνι που δόθηκε στις 18 Νοεμβρίου στο palazzo Venezia (sala Regia) μπροστα στους κομματικούς εκπροσώπους των επαρχιών. Στη διάρκεια της ομιλίας αυτής ο Duce του Φασισμού ανάμεσα στα άλλα , από τη μια επιχειρεί να δικαιολογήσει την επίθεση εναντίον της Ελλάδας , και από την άλλη να εξηγήσει τους λόγους για τους οποίους, οι πολεμικές επιχειρήσεις , στο Βορειοηπειρωτικό Μέτωπο, καταγράφουν μια ανεξήγητη βραδύτητα.
Dopo un lungo pazientare, abbiamo strappato la maschera a un paese « garantito» dalla Gran Bretagna; un subdolo nemico: la Grecia. È un conto che attendeva di essere saldato.
Una cosa va detta, e forse non mancherà di sorprendere taluni inattuali classicisti italiani. I greci odiano l'Italia come nessun altro popolo. È un odio che appare a prima vista inspiegabile, ma è generale, profondo, in tutte le classi, nelle città, nei villaggi, in alto, in basso, dovunque. II perché è un mistero. Forse perché Santorre Santarosa andò dal nativo Piemonte a morire ingenuamente e eroicamente per la Grecia a Sfacteria? Forse perché il garibaldino forlivese Antonio Fratti ripetè lo stesso gesto di sublime ingenuità settant'anni, dopo cadendo a Domokos? Interrogativi, ma il fatto esiste.
Su questo odio, che si può definire grottesco, si è basata la politica greca di questi ultimi anni, politica di assolute complicità con la Gran Bretagna. Né poteva essere diversamente, dato che il re è inglese, la classe politica è inglese, la borsa, nel senso figurato e nel proprio, è inglese.
Questa complicità , estrinsecata in molti modi, che a, suo tempo saranno irrefutabilmente documentati, era un atto di ostilità continuo contro l'Italia.
Dalle carte trovate dallo Stato Maggiore germanico in Francia, a Vitry-la-Charité , risulta che sin dal maggio la Grecia aveva offerto ai franco-inglesi tutte le sue basi aeree e navali. Bisognava porre fine a questa situazione. È ciò che si è fatto il 28 ottobre, quando le nostre truppe hanno varcato il confine greco-albanese.
Le aspre montagne dell'Epiro e le loro valli fangose non si prestano a « guerre-lampo», come pretenderebbero gli incorreggibili che praticano la comoda strategia degli spilli sulle carte. Nessun atto o parola mia o del Governo e di nessun altro fattore responsabile l'ha fatto prevedere.
Non credo che valga la pena di smentire tutte le notizie diramate dalla propaganda greca e dai suoi altoparlanti inglesi. Quella divisione alpina Julia che avrebbe avuto perdite enormi, che sarebbe fuggita, che sarebbe stata polverizzata dai greci, è stata visitata dal generale Soddu, il quale, a visita ultimata, mi ha telegrafato il 12 novembre:
« Recatomi stamane visitare divisione alpina " Julia ". Devo segnalarvi, Duce, magnifica impressione riportata di questa superba unità, fiera e salda più che mai nei suoi granitici alpini ».
Pensare o dubitare qualche cosa di diverso, significa non conoscermi. Una volta preso "l'avvio, io non mollo più sino alla fine. L'ho già dimostrato e, qualunque cosa sia accaduta, accada o possa accadere, tornerò a dimostrarlo. I trecentosettantadue caduti, i milleottantuno feriti, i seicentocinquanta dispersi nei primi dieci giorni di combattimento sul fronte dell'Epiro saranno vendicati.
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