Τετάρτη 2 Μαρτίου 2011

MARIO CARLONI:LA CAMPAGNA DI RUSSIA


CAPITOLO , TERZO
LA   BATTAGLIA   DEL 17   DICEMBRE   SUL   DON
Invano feci presente al comando di divisione che la situazione che ne sarebbe derivata sarebbe stata estremamente pericolosa e che non si sarebbe potuto sperare di opporre una seria resistenza ad un eventuale attacco, disponendo di due soli battaglioni e di un gruppo di artiglieria su un fronte così vasto.
Proponevo di lasciare sul fiume soltanto alcuni dei centri di fuoco con compiti di avvistamento e di prima resistenza, e concentrare le forze attorno alle località tatticamente più importanti : la valle del Tichaja, presso il ponte di Tichowskoje, e l'altura di Warwarin.
Ottenni solo di ritardare la partenza del XIV battaglione fino all'alba. Fu confermato l'ordine di resistenza ad oltranza sulle posizioni da noi occupate.
Dopo un giro d'ispezione nei comandi di battaglione, la sera del 16 mi ero ritirato nella mia camera per riposare qualche ora, quando verso mezzanotte fui svegliato dall'aiutante maggiore. Egli mi comunicava che il fronte della terza compagnia (quella di estrema sinistra) era in allarme per l'infiltrazione di pattuglie russe, attuata negli intervalli fra i centri di fuoco avanzati, dislocati sulla riva del fiume, al margine di una fitta boscaglia che ricopriva tutta la foce del Tichaja.
Altri indizi di insolita attività erano stati rilevati durante la giornata del 16 e in serata, negli altri tratti di fronte, specie davanti alla seconda e prima compagnia del VI battaglione.
Non ero stato tenuto al corrente della situazione generale né dell'andamento dei combattimenti sul fronte del XXXV corpo, ma lo spostamento del battaglione mitraglieri e delle riserve, le notizie frammentarie portate dalle retrovie dal personale dei servizi, l'insolito atteggiamento riservato della popolazione russa, mi avevano convinto che, malgrado la contraria opinione dei comandanti superiori, il mio settore sarebbe stato, almeno parzialmente, attaccato presto.
Le notizie poi di battaglie in corso fra truppe corazzate nella valle del Boguchar e nel settore dell'armata romena, mi confermavano che la pressione delle masse russe tendeva a rompere il fronte e puntare decisa su Rostow e sulla Crimea per tagliare fuori le truppe di Stalingrado e del Caucaso. Occorreva ricordare che la foce del Tichaja, dove erano schierate, le mie forze, era nel punto più avanzato del fronte, in direzione di Rostow.
Da una conversazione telefonica col comandante della terza compagnia, un tenente distintosi nella campagna estiva, trassi la convinzione che nell'ala sinistra c'era una certa apprensione; risolsi perciò di recarmi sul posto.
Passando, mi fermai al comando del VI battaglione : anche le altre due compagnie, la seconda e la prima, ma particolarmente la seconda, che occupava la riva in corrispondenza dello sbocco del Tichaja nel Don, avevano segnalato un'insolita attività di pattuglie e tentativi di penetrazione di piccoli gruppi vestiti di bianco.

Nei tratto della terza, avevano avuto luogo scontri nell'interno della nostra posizione. Un. centro di fuoco arretrato era stato perfino assalito nel proprio ricovero e si era liberato con un brillante contrassalto all'arma bianca. Il comandante di battaglione, capitano Grotti, anch'egli valoroso combattente distintosi durante la campagna estiva, era calmo; aveva preso tutte te disposizioni in suo potere per fronteggiare nel modo migliore un eventuale attacco in forze- che egli non credeva, d'altra parte, probabile. Date disposizioni precauzionali e disposto perché il XIV battaglione, in riserva, non ancora partito, si tenesse strettamente collegato col. VI per ogni evenienza, proseguii verso la terza compagnia. Questo reparto, più di tutti gli altri del reggimento, si trovava in difficile situazione, causa la fitta boscaglia che copriva entrambe le rive del fiume, per l'ampiezza del tratto assegnatogli (circa quattro chilometri), per il debole collegamento a sinistra con le truppe del 3° bersaglieri, perché in corrispondenza del suo fronte il letto del fiume era poco ampio e interamente congelato, con uno spessore di crosta ghiacciata che permetteva il transito anche di autocarri.
La posizione della terza compagnia, inoltre, soltanto sulla sinistra permetteva azione in profondita. Infatti v'era disposto un caposaldo su un'altura che dominava il corso dei fiume. Con la partenza del battaglione mitraglieri, il caposaldo era rimasto sguarnito e vi erano stati dislocati soltanto un plotone mitraglieri del VI battaglione e un plotone pezzi da 47.
Trovai presso il comando di compagnia i comandanti dei plotoni in linea che erano stati chiamati per riferire sugli avvenimenti e per ricevere disposizioni per fronteggiare un eventuale attacco.
Mi resi conto che effettivamente l'attività nemica era insolita e poteva classificarsi come preludio ad un eventuale prossimo attacco. Percorsi il tratto di fronte della compagnia; verificai il punto di saldatura con la seconda e conferii col comandante di questa;che trovai preparato a fronteggiare nel modo migliore ogni eventualità.
Tuttavia dovetti notare in tutti gli ufficiali un senso di apprensione per la rarefazione eccessiva delle forze e per la debole organizzazione del fuoco. Ritornato al comando della terza compagnia, verso le 3, entrai in comunicazione col comando del III battaglione che mi segnalò tranquillità su tutto il fronte. Il cornando di reggimento mi informò che il fronte del XIII battaglione era tranquillo, ma quel comando di battaglione e gli osservatori reggimentali avevano segnalato lungo la riva sinistra del Don un insolito apparire saltuario di luci, che denotava presenza ed attività di truppe in movimento, che apparivano poco pratiche della zona. Questo indicava o una sostituzione in corso, specie in corrispondenza della destra del Vi battaglione, oppure preparativi per un'offensiva imminente.

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